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India: uccise ragazza con acido, sarà impiccato

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La donna rifiutava le sue avances. Morì dopo un mese di agonia

India: uccise ragazza con acido, sara' impiccato
India: uccise ragazza con acido, sara' impiccato

 

Lei rifiutava le sue proposte di matrimonio e le sue avances, e lui allora ha deciso di 'punirla', tendendole un agguato con il volto mascherato davanti alla sua famiglia, gettandole addosso dell'acido solforico. Lei è morta in ospedale dopo una terribile agonia durata un mese, dopo aver perso la vista, la voce e il volto. Oggi un tribunale di Mumbai ha condannato a morte l'uomo, che sarà impiccato, nella prima sentenza capitale per un attacco compiuto con l'acido e in base alla nuova legge contro il femminicidio e le violenze sulle donne e sui minori. Legge nata sull'onda dell'indignazione per l'ennesimo stupro di gruppo nel 2012 di una ragazza su un autobus a Delhi che morì alcuni giorni dopo. E anche il tribunale che l'ha condannato, tre anni dopo il suo crimine, è una corte ad hoc prevista dalla legge per giudicare i casi di violenza di genere. 

La vittima si chiamava Preeti Rathi, aveva 23 anni ed era vicina di casa del suo carnefice, il 26enne Ankur Panwar, a Narela, sobborgo di Delhi. Si era recata a Mumbai, accompagnata dal padre, dal fratello e dalla zia, per cominciare il suo nuovo lavoro: infermiera per la Marina militare indiana. Era il 2 maggio del 2013. Ma appena scesa con i parenti dal Garib Rath Express alla stazione Bandra Terminus di Mumbai, sulla piattaforma ad attendere Preeti c'era un uomo con il volto coperto, che le lanciò contro l'acido e poi scappò. La ragazza venne portata subito in ospedale, ma fu da subito chiaro che la sua situazione era disperata. Inizialmente venne fermato un giovane, uno studente che venne poi rilasciato. Poi ci volle circa un anno per risalire ad Ankur, che è stato inchiodato soprattutto da due prove: un negoziante lo ha riconosciuto come il ragazzo a cui aveva venduto due litri di acido solforico che poco prima dell'aggressione, e dalle ustioni da acido che aveva sulle mani.

Il pubblico ministero Ujjwal Nikam ha chiesto la pena di morte, l'avvocato della difesa ha chiesto il minimo della pena, facendo leva su attenuanti di carattere sociale. Ma la corte non ha sentito ragioni e ha anche rifiutato di accettare come concausa della morte di Preeti la presunta negligenza dei medici. Pronunciata la sentenza capitale per impiccagione nei confronti di Ankur Panwar, il padre della ragazza, Amar Singh Rathi e il fratello di lei Hitesh, entrambi testimoni oculari, ha detto: "Ho visto la mia bambina morire fra le mie braccia. Mia figlia ha sofferto fino all'ultimo istante e voglio che anche lui soffra nello stesso modo". Il padre ha descritto Preeti come "una ragazza che studiava e lavorava duramente. Tutti i suoi traguardi li aveva raggiunti da sola e di sua iniziativa aveva studiato medicina". Il fratello Hitesh ha detto che Preeti era uno stimolo per tutta la famiglia. "Ci sono voluti tre anni perché ottenessimo giustizia, ma sono contento che sia finalmente successo", ha detto il padre dopo la sentenza.

Le nuove leggi repressive raddoppiano a 20 anni la pena per lo stupro e trattano come reati gravi lo stalking e il voyeurismo, anche se molti affermano che la sicurezza per le donne non è aumentata e che le violenze quotidiane continuano come prima. Ma soprattutto si teme che non sia sufficiente a far uscire allo scoperto i casi che quotidianamente restano sepolti fra mura domestiche, sotto l'omertà e l'ignoranza che spesso regnano sovrani nella società rurale come nel profondo dei mega-agglomerati urbani.

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