QUALI TRAFFICI SI NASCONDONO DIETRO LE STRANIERE PROFESSIONISTE NEL CAMPIONATO DILETTANTISTICO DI SERIE C FEMMINILE DI PALLAVOLO
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Abbiamo 901 visitatori e nessun utente online

Annunci - il Centro Tirreno
home-1-ads-pct

Volley femminile, straniere professioniste

Volley
Typography

Dopo i tanti malumori inascoltati, il primo a sollevare la polvere sotto il tappeto è stato l’ex campione del mondo Andrea Lucchetta in diretta Rai

Volley straniere professioniste
Volley femminile, straniere professioniste

 

Questo è accaduto quindici giorni addietro durante una partita della Tonno Callipo facendosi portavoce contro il vergognoso costume di alcune società di pallavolo femminile di serie C che sostenuti da procuratori “affaristi”, tesserano e fanno giocare nelle loro fila atlete straniere professioniste provenienti da serie A o B di altre nazioni. Non è un problema di nazionalità bensì che si permette di far giocare professioniste di alto livello tecnico e fisico e con anni di esperienze in campo internazionali contro ragazze che giocano a livello regionale e che fanno dello sport l’attività del proprio tempo libero. Le regole della Federazione Italiana di Pallavolo risalgono al secolo scorso e consentono ad atlete straniere professioniste di poter giocare nei campionati dilettantistici di serie C o D senza limiti purchè accompagnate da un certificato della Federazione di origine attestante che negli ultimi quattro anni la pallavolista non abbia disputato campionati nel proprio paese.

La cosa più grave denunciata da Andrea Lucchetta è che a queste stesse atlete in Italia non viene consentito di giocare in serie B. Per cui succede che la squadra imbottita di straniere professioniste vince il campionato dilettantistico regionale di serie C e poi in serie B è senza squadra e retrocede l’anno successivo, tappando la possibilità a società strutturate con giovani atlete di poter emergere. Altro pessimo costume è che molte di queste grandi atlete arrivano a campionati ampiamente iniziati alterando e falsificando i risultati sportivi. Ma perché queste atlete di superleghe e di serie A o B di mezzomondo vengono proprio a finire in Calabria in serie C. E’ un malcostume che richiederebbe l’intervento oltre che della Federazione di Pallavolo anche della Magistratura per verificare dietro questo mercimonio cosa si nasconde.

E’ un fenomeno solo di poche regioni del Sud (Campania, Sicilia e Calabria). Nelle altre regioni si preferisce invece lavorare sui vivai e valorizzare le giovani leve. Per evitare che questo disdicevole sistema ammazzi sportivamente le ragazze più giovani che praticano lo sport della pallavolo, società che in Calabria investono nei settori giovanili hanno deciso di protestare con ogni metodo per fa sentire la propria voce. Il Crotone ha presentato ricorsi, Il Castrovillari ha comunicato di non dare proprie giocatrici per le selezioni provinciali e regionali, la Volley Cosenza ha minacciato di ritirare la prima squadra dalla serie C e di disputare solo i campionati giovanili, San Giovanni in Fiore e anche società del catanzarese e del reggino si stanno muovendo anch’esse per porre fine a questo scandalo. E’ un’onda di rinnovamento che si muove vertiginosamente. Le richieste sono tre: 1) Immediata variazione del regolamento con divieto assoluto per atlete professioniste straniere di poter giocare nei campionati dilettantistici di serie C e D ; 2) Costituzione in Federazione di una indagine con il coinvolgimento delle società danneggiate; 3) sospensione per la stagione 2016/2017 delle retrocessioni.