Orrore ai Riuniti: camera mortuaria nel degrado, salme abbandonate da mesi
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Orrore ai Riuniti: camera mortuaria nel degrado, salme abbandonate da mesi

Reggio Calabria e Provincia
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Pareti scrostate, bagni otturati, impianto elettrico fatiscente, sporcizia dappertutto.

Perfino pezzetti di rifiuti o elementi organici che si intravedono tra le mattonelle ed il pavimento. Se poi si va a vedere dentro le celle frigorifere allora si assiste ad un groviglio di salme, ma anche di arti o tronchi umani ormai putrefatti. No, non vuol essere un racconto del terrore ma semplicemente la descrizione della sala mortuaria, qualcuno elegantemente la chiama “morgue”, dell’azienda ospedaliera reggina. Un orrore ed un disgusto, anche olfattivo, che chiunque prova passando per questo luogo. Un orrore denunciato in conferenza stampa, svoltasi nell’aula Spinelli dei Riuniti, da Nuccio Azzarà, segretario provinciale della Uil Fpl, e corredato da foto e video arrivate nelle mani di Azzarà in maniera del tutto anonima, ma che valgono più di mille parole. E che rappresentano una vergogna assoluta, da cancellare al più presto. Per chi accede in questi locali per l’ultimo saluto alla salma l’impatto è davvero forte.

E in tutto questo si registra anche la presenza di due soli operatori, costretti a lavorare h 24 in condizioni disumane. Ma c’è da dire che ormai si è fatta l’abitudine anche nel vedere una salma che passa davanti al bar dell’ospedale o un lenzuolo che vola mentre si esce fuori per arrivare alla sala mortuaria, con la salma scoperta ed offerta alla pubblica osservazione. Ma è il segretario della Uil Fpl a descrivere l’attuale situazione dell’obitorio reggino. “In questo momento ci sono sei posti in sala mortuaria, tre celle frigorifere in cui vengono riposte quelle salme che hanno bisogno di stare per più tempo, per un totale di sei cadaveri, due per ogni cella. Ed invece quasi sempre c’è ne sono otto. Nessun rispetto neanche per i morti”. E se la camera mortuaria rappresenta il posto lugubre per eccellenza, lo diventa ancora di più quando si scopre che al suo interno ci sono corpi che aspettano la propria naturale destinazione da tempo: tre corpi appartengono ad altrettanti barboni o senza casa di nazionalità polacca.

Uno di questi, di sesso femminile, giace in obitorio dall’agosto del 2014. E gli altri due da almeno sei mesi. Inoltre ci sono tre salme, sconosciute, appartenenti a profughi tra cui una donna in stato di gravidanza a termine. Per gli altri due, lì da sette mesi, non si trova al momento una soluzione per una degna sepoltura. Per altre due salme, tra cui quella di una donna rumena fulminata in casa propria, nella vasca da bagno, si attende ancora l’autopsia. Dentro le celle frigorifero sono conservati inoltre 11 arti amputati, vestiti ed effetti personali di vittime da armi da sparo, due scatole di cartone contenenti ossa umane e tre feti di almeno tre settimane di gestazione. “Un quadro che parla da solo – sottolinea Azzarà – la sala mortuaria è un servizio che si offre anche alla collettività, perché mi sembra chiaro che i parenti dei defunti debbano avere anche l’opportunità di assistere i propri morti anche nelle ore notturne in quelle che sono le camere ardenti. E sapere di lasciare i propri congiunti in queste condizioni non credo sia di conforto per nessuno”.

In sintesi, una vergogna assoluta. Perché parlare della sala mortuaria dell’azienda ospedaliera simile a quelle del terzo mondo è come farle un complimento. E l’iniziativa di Azzarà, come lui stesso più volte ha sottolineato, non è indirizzata contro qualcuno. “Non ho assolutamente individuato nell’amministrazione attuale il responsabile di questa situazione, anche perché si è insediata da poco più di un mese”. Ma la storia di questa assurda situazione parte dal 23 novembre 2012, quando gli ispettori dell’Asp 5, su delega dei Nas per un controllo in materia di igiene e sicurezza sul lavoro per quanto riguarda l’obitorio dell’azienda ospedaliera, rilevano superfici delle pareti scrostate, mancanza di appositi locali destinati a spogliatoi per i dipendenti, mancanza di un adeguato numero di bagni per i dipendenti e l’utenza e tante altre situazioni poco piacevoli.

Da qui una serie di prescrizioni, oltre ad una sanzione di 2500 euro, dettate da uno specifico verbale inviato poi all’attenzione del direttore generale del tempo, Carmelo Bellinvia. La legge in materia fissa sei mesi per ottemperare alle prescrizioni, prorogabili per altri sei. Ma di mesi ne sono passati 29 e nessuno si è preoccupato di mettere mano alla morgue, disattendendo quindi la normativa. E’ anche vero che il direttore generale Bellinvia rispose tempestivamente all’Asp dicendo che si era in attesa della realizzazione della nuova morgue i cui lavori erano a quel tempo in fase di aggiudicazione con l’inizio lavori previsto per i primi mesi del 2013, ma come al solito non se ne fece più nulla. “Questo ospedale merita di essere rivoltato come un calzino – ha poi concluso Azzarà – e come sindacato non ci tireremo certo indietro verso questa responsabilità. Barelle e liste d’attesa rappresentano un altro modo indegno di non poter prestare assistenza ai cittadini. Ogni giorno abbiamo su 530 posti letto, 560, 580 persone vengono ricoverate in ospedale. Ottanta persone in più ricoverate in barella. Tutto ciò non rappresenta certo un modo congruo per essere assistiti ed avere risposte di qualità ai propri bisogni di salute”.