Dov'e' il Sud? Dimenticato dalle mappe della politica!
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Dov'e' il Sud? Dimenticato dalle mappe della politica!

Politica
Typography

Crollo delle nascite. Città abbandonate. Economia immobile. E nessuna strategia. Un terzo del Paese è come dimenticato

Per il governo, la sfida più difficile. Sempre che voglia davvero affrontarla. Desertificazione industriale. Assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie. Rischio povertà.

Dov'e' il Sud? Dimenticato dalle mappe della politica! Illustrazione di Maurizio Ceccato
Dov'e' il Sud? Dimenticato dalle mappe della politica! Illustrazione di Maurizio Ceccato

E crollo demografico: «Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». Sottosviluppo permanente. Prima della pausa estiva il rapporto 2015 dello Svimez aveva fotografato la catastrofe del Mezzogiorno dopo quasi settant’anni di Repubblica. Un paese povero in un paese ricco, un paese immobile in un paese in trasformazione.

Nelle regioni del Sud si viaggia in pullman e per arrivare a Matera, capitale della cultura europea 2019 si prende la ferrovia appulo-lucana. Un mondo separato, per parafrasare Pier Paolo Pasolini, che condiziona la fragile crescita italiana e il calo della disoccupazione rivelato dall’Istat in questi giorni. Un mondo dimenticato, sparito dalle mappe della politica italiana, terra di approdo per i migranti in arrivo dall’Africa e alla deriva nel Mediterraneo, terra di fuga per le giovani generazioni. Un mondo che sprofonda nell’illegalità e nel sopruso mafioso.

Inevitabile banco di prova per il governo di Matteo Renzi che in seguito alla pubblicazione del rapporto Svimez e alla lettera aperta di Roberto Saviano (« Caro premier, il Sud sta morendo ») aveva convocato all’inizio di agosto una direzione del Pd sul Mezzogiorno. Con l’annuncio per l’autunno degli stati generali dello sviluppo convocati dal ministro Federica Guidi. E un progetto del Pd da presentare nei prossimi giorni, prima dell’approvazione della legge di Stabilità di fine mese. Un masterplan, il piano Renzi per il Sud.

Nell’attesa, il 12 settembre il premier sarà a Bari per inaugurare la fiera del Levante, tradizionale vetrina del presidente del Consiglio di turno per impegni, promesse, assicurazioni sulle politiche meridionali destinate a essere disattese. Il primo a farlo fu Benito Mussolini, nel 1934, per la quinta edizione, poi tutti i capi di governo democristiani, a partire dal pugliese Aldo Moro, tradizione interrotta da Silvio Berlusconi. A Bari Renzi è intervenuto un anno fa, nel 2013 negli stessi padiglioni lanciò la sua candidatura alla segreteria del Pd. Mai, però, si è realizzata una condizione politica così favorevole.

Tutti i presidenti delle regioni meridionali, dall’Abruzzo alla Sicilia, passando per Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna, militano nell’area del Partito democratico e guidano giunte di centrosinistra: il campano Vincenzo De Luca, il pugliese Michele Emiliano, il calabrese Mario Oliverio, l’abruzzese Luciano D’Alfonso, il lucano Marcello Pittella, il sardo Francesco Pigliaru, il molisano Paolo Di Laura Frattura, il siciliano Rosario Crocetta. (L'Espresso)