Col sogno e col ricordo l'uomo ascende a Dio
Nel primo caso diventa creatore di un mondo nel quale si trasferisce per un tempo indefinito che fluttua in un'altra corrente, in una dimensione che è partecipe della realtà se non rivelazione come negli stati d'illuminazione
sciamanica. Col sogno ci si risveglia (psicanalisi junghiana) dal mondo empirico.
Nel secondo caso, il ricordo fa scendere l'uomo in se stesso, attraverso il dolore che è necessario affinché si determini il percorso all'incontrario
Non c'è ricordo vero che non passi attraverso l esperienza del dolore. Il dolore purifica e dona bellezza. La bellezza è purificazione e tramite il dolore l'individuo ottiene la chiarezza. Determinante e' il distacco. Il distacco da quel momento vissuto è necessario per astrarsi dalla ruota delle esperienze terrene calate nella dimensione spazio temporale che tocca l' individuo a livello epidermico. Il distacco spoglia e mette a nudo. Salva l'essenza che è riposta nel dolore. Esso introduce all'esperienza mistica per eccellenza. Non esiste santo che non sia asceso all'incontro con Dio tramite il dolore. L'estasi mistica (l'uscita dal corpo) deve essere preceduta necessariamente
Il sogno ha il sapore del ricordo. Col sogno azzeriamo il tempo, c'immergiamo nelle origini dalle quali parte una nuova vita, un racconto diverso, nel quale siamo noi stessi. Immaginare invece, è spingersi verso un futuro che ha comunque il sapore dell infanzia perché parla dei nostri desideri impronunciabili