"Se continua a parlare così io ricomincerò a pregare e tornerò alla Chiesa cattolica. Lo dico sul serio". Parola del presidente cubano Raul Castro in visita strettamente privata oggi da Papa Francesco in Vaticano.
L'incontro nello studio del Pontefice nell'aula Paolo VI è durato circa un'ora. Al termine del faccia a faccia Francesco ha accompagnato il presidente cubano e c'è stata la stretta di mano tra i due. Un preludio di quello che avverrà a settembre quando Bergoglio farà tappa nell'isola caraibica. Castro ha ringraziato il Papa per il prezioso contributo per migliorare le relazioni tra Cuba e Usa. Ormai i nostri rapporti con gli Stati Uniti, "li stiamo risolvendo", ha detto Castro annunciando che "forse il 28 maggio, dopo i 45 giorni necessari affinché il Congresso americano risponda al presidente, il Senato americano ci toglierà dalla lista dei Paesi terroristi". Ma il presidente americano "ha già preso la sua decisione", ha detto, rimarcando che Barack Obama "è un uomo onesto". "Il 77% della popolazione cubana è nata sotto l'embargo ma quando sono state varate queste leggi Obama non era nemmeno nato.
Ho letto due sue biografie, so che agisce in questo modo grazie alla sua origine umile", ha detto Castro definendo "ottimi" i suoi rapporti con il presidente americano. Nel colloquio con il Pontefice, ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, "si è parlato anche dell'accoglienza che verrà data dai cubani al Papa" nella prossima visita nell'Isola. Un incontro privato piuttosto lungo e di "estrema cordialità". "Con Papa Francesco ho avuto in incontro piacevole, siamo stati entrambi educati da gesuiti", ha detto più tardi Castro durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi seguita all'incontro con il premier Matteo Renzi. "Io leggo tutti i discorsi del Papa", ha poi aggiunto il presidente cubano sottolineando di essere "comunista". E dopo avere ammesso di essere rimasto colpito dalla sua "saggezza e modestia", ha affermato che quando il Pontefice andrà a Cuba parteciperà "a tutte le sue messe". Tra i doni al Pontefice da parte di Castro c'è stato un quadro simbolico con dei barconi disposti a forma di croce e, davanti, una persona che prega in ginocchio.
"Il dono - hanno spiegato quanti hanno potuto assistere a parte dell'incontro - è il simbolo del viaggio del Papa a Lampedusa e della tensione che ha verso i migranti". A realizzare la tela, un artista cubano impegnato nel sociale, Kcho, che lo scorso anno espose al Palazzo della Cancelleria ed ebbe modo di scrivere al Papa. In dono al Pontefice anche una medaglia commemorativa dei 200 anni della cattedrale dell'Avana. "Di queste ce ne sono solo 25", ha avuto modo di spiegare il presidente cubano a Bergoglio che dal canto suo gli ha donato il significativo medaglione di San Martino che dona al povero un mantello. "Questo mantello è una intuizione di quello che dobbiamo fare - ha spiegato Bergoglio - Coprire la miserie della nostra gente e poi promuovere la nostra gente". Quindi il dono della 'Evangelii Gaudium'. "Qui - ha detto il Papa a Castro - ci sono alcune indicazioni che a lei piacciono tanto". Dopo la visita in Vaticano, l'incontro tra Castro e il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Fra Italia e Cuba i rapporti sono "perfetti", ha detto il presidente cubano parlando di "momento ottimo" fra i due Paesi, degli scambi commerciali e di "rapporti culturali ottimi". Cubani e italiani si "assomigliano molto" nel carattere, compresa la tendenza a parlare "ad alta voce", ha scherzato. "L'Italia svolge un ruolo molto importante nel negoziato che stiamo portando avanti con l'Ue e speriamo di poterlo concludere entro la fine dell'anno", ha detto poi il fratello del Lider Maximo invitando Renzi ad andare "quest'anno in visita ufficiale" a Cuba. Sono "certo che con l'Italia, e soprattutto con l'attuale governo - ha scandito - riusciremo ad andare avanti a risolvere le nostre differenze che mai avrebbero dovuto esistere, problemi importati da scenari lontani". Castro ha poi aggiunto che ha accettato di venire in Italia per un solo giorno, ma che spera di tornarci, anche "non in visita ufficiale, per visitare questo bellissimo Paese". Dal canto suo il premier ha detto che "oggi tocchiamo con mano che la storia sta cambiando: tutti vogliamo essere protagonisti della storia che cambia". E ha sottolineato come "la sfida più bella dipende dalla capacità di creare un mondo più giusto, che combatta la povertà, gli squilibri e le ingiustizie. Italia e Cuba possono esserne protagonisti".