FAENZA (RAVENNA): Deve risarcire chi violento' la figlia
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FAENZA (RAVENNA): Deve risarcire chi violento' la figlia

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"Sono disperato, ho finito i soldi". L’incredibile calvario di un padre. La ragazza morì suicida di Sara Servadei

FAENZA (RAVENNA), 13 settembre 2015 - Il dolore per una figlia morta suicida nel giugno 2014, anni dopo le molestie sessuali subite – lo stabilisce una sentenza della Cassazione – da Ezio Foschini, docente dell’istituto d’arte Ballardini di Faenza, nel Ravennate.

FAENZA (RAVENNA): Deve risarcire chi violento' la figlia
FAENZA (RAVENNA): Deve risarcire chi violento' la figlia

 

Poi il lungo percorso giudiziario. Infine, la beffa: un processo civile perso, un risarcimento di 40mila euro da versare al condannato e ai suoi genitori, il rischio di subire un pignoramento. Davide Zaccarelli e la sua famiglia sono intrappolati in una vicenda che da anni viaggia su due binari distinti, civile e penale. La condanna definitiva di Foschini risale allo scorso autunno. Ma l’ex professore, oggi in carcere, è gravato anche di un’altra sentenza sfavorevole, in primo grado, datata 2011, per non aver pagato le provvisionali (66mila euro) dovute alla ragazza, morta suicida, e ai genitori.

La famiglia aveva chiesto in sede civile il sequestro dei beni del prof, che risultava nullatenente. Con una sentenza che fece scalpore, il giudice condannò la famiglia Zaccarelli a pagare 40mila euro (spese processuali e risarcimento) a Foschini. Il quale oggi è di nuovo imputato, in concorso coi suoi genitori: con il loro aiuto – sostengono gli inquirenti – si sarebbe spogliato di 160mila euro per non pagare la provvisionale. Ma la sentenza civile è esecutiva: Zaccarelli sta pagando il risarcimento con un quinto dello stipendio. Non basta: ora Foschini chiede subito 21mila euro, prospettando un possibile pignoramento. E Zaccarelli ha deciso di chiedere aiuto on line, pubblicando su Facebook il proprio iban.

Davide Zaccarelli pensava di aver toccato il fondo quando la figlia nel 2007 gli raccontò di essere stata molestata da un insegnante all’ex istituto d’arte Ballardini. Poi la ferita che non si rimargina, la condanna dell’imputato in sede penale ma, a sorpresa, la sconfitta della famiglia in sede civile, con un risarcimento da 40mila euro a favore del prof. Una storia culminata nella tragedia del suicidio della figlia. E ora Davide, a cui già viene detratto un quinto dello stipendio per pagare il processo civile perso, è stato contattato dall’avvocato del docente, che gli ha intimato di pagare altri 21mila euro entro 10 giorni, o l’ufficiale giudiziario verrà a casa sua a pignorare le sue cose.

Come siete finiti in questa situazione?

«A ottobre la Cassazione ha confermato la colpevolezza di Ezio Foschini e lo ha condannato a due anni e mezzo. Lui è nel carcere di Forlì, in una sezione riservata a chi è stato condannato per questo tipo di reato. Per avere il risarcimento ci siamo rivolti in sede civile, ma il prof è risultato nullatenente, per cui il giudice ci ha condannato a pagare 40mila euro tra spese processuali e ‘danni morali’. Ora mi viene detratto un quinto dello stipendio. Due giorni fa l’avvocato di Foschini per accelerare i tempi mi ha chiesto 21mila euro in dieci giorni o mi pignorerà dei beni».

E lei ha chiesto aiuto alla Rete.

«Sono un operaio e l’unico che percepisce regolarmente uno stipendio in casa: non ce la faccio da solo. Per questo un amico mi ha suggerito di lanciare una colletta pubblicando su Facebook un conto corrente a cui fare donazioni per aiutarmi. All’inizio non volevo, sono un tipo orgoglioso, ma non avevo altra scelta. Presto lancerò anche una petizione su Change.org. Vorrei che il caso fosse esaminato dal Consiglio superiore della magistratura e magari anche dalla Corte di Strasburgo».

Qual è stata la risposta della gente?

«Per ora non ho ancora ricevuto niente perché ho pubblicato l’iban poche ore fa, ma tanti mi sono stati vicini: colleghi, amici e avvocati che ci stanno seguendo con passione e senza gravarci troppo economicamente».

Dopo il suicidio di sua figlia avete avuto contatti col docente? Ha mai chiesto scusa?

«Assolutamente no. Lui a scuola era il classico insegnante belloccio, il prof amicone che faceva divertire gli alunni durante le ore di lezione. Questa è la scuola che dovrebbe formare i ragazzi ed essere un’eccellenza per la città…».

È una situazione molto pesante. «Finora io e la mia famiglia siamo stati in silenzio: volevamo chiudere la cosa in tranquillità, ma questo è un accanimento. Abbiamo un bimbo piccolo, dobbiamo tutelare la sua tranquillità e la sua crescita. Tutto ciò che ho me lo sono guadagnato e ora questa richiesta di pagamento mi stupisce e ci mette davvero in grossa difficoltà».

E ora?

«Si cerca di andare avanti. Combattiamo per la memoria di nostra figlia, per la normalità della nostra famiglia e per ciò che ci siamo guadagnati».