Burkini, com'e' nato il costume delle polemiche
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Burkini, com'e' nato il costume delle polemiche

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Pensato nel 2006 per reclutare bagnine islamiche in Australia, adesso la Francia lo vieta. Per Valls è «incompatibile con i valori» della République. Salvini è d'accordo, Alfano no. Arena: «In Italia vendite nulle».

Burkini, com'e' nato il costume delle polemiche
Burkini, com'e' nato il costume delle polemiche

 

Il burkini è «incompatibile con i valori della Francia», non è un costume da bagno, ma «l'espressione di un'ideologia basata sull'asservimento della donna».

Il primo ministro francese Manuel Valls ha espresso così il suo sostegno per il bando che i comuni di Cannes, Villeneuve-Loubet e Sisco hanno deciso di imporre al «costume integrale islamico» in spiaggia. Le Touquet ci sta pensando, e anche i nazionalisti fiamminghi vogliono scacciarlo da piscine e litorali.

La presa di posizione di Valls, che pure si è dichiarato contrario a una legge nazionale, è stata apprezzata dal centrodestra e criticata dagli ambienti socialisti. E mentre Oltralpe arrivano le prime multe (l'ammenda prevista è di 38 euro), il tema tiene banco anche in Italia.

SALVINI AI SINDACI: «COPIATE I FRANCESI». Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, prova a cavalcare l'onda: «Chiedo ai sindaci che amministrano città di mare in tutta Italia di copiare l'esempio dei francesi». Per lui, il burkini «è un simbolo di arroganza, di sopraffazione e di violenza nei confronti della donna. A me piacerebbe che questo tipo di violenza e arroganza fosse vietato ovunque. No al velo integrale, no ai simboli di sopraffazione». 

ALFANO: «MODELLO CHE NON FUNZIONA». Il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervistato dal Corriere della Sera, la pensa diversamente: «Non mi sembra, ahimè, che il modello francese abbia funzionato per il meglio». Alla domanda su quale sia quindi l'approccio più corretto da adottare, il titolare del Viminale risponde: «La nostra Costituzione garantisce a tutti la libertà di culto».

Burkini: il costume da bagno più coprente che ci sia
Burkini: il costume da bagno più coprente che ci sia

 

IDEATO DA UNA STILISTA DI ORIGINI LIBANESI. Ma qual è la storia del burkini? Il costume ha una 'mamma' universalmente riconosciuta, la stilista australiana di origini libanesi Aheda Zanetti. Nasce per risolvere un problema pratico. Nel 2006 la Surf Life Saving Australia, l'associazione che unisce i bagnini volontari della sesta nazione più grande del mondo, aveva necessità di rinfrescare la propria immagine, assumendo personale di etnie e religioni differenti, nello specifico musulmani. L'iniziativa, finanziata dal governo, partì dopo i gravi scontri sulla Cronulla Beach di Sydney (28 arresti e 31 feriti), cui avevano preso parte anche alcuni bagnini. La violenza, come ricostruito dalle autorità di polizia, esplose tra centinaia di giovani bianchi locali, «decisi a difendere il loro territorio», e gruppi di ragazzi di origine mediorientale, che nel fine settimana si riversavano sulla spiaggia. Le autorità accertarono il coinvolgimento di gruppi neonazisti nella maxi-rissa andata in scena sulle rive dell'oceano.

NATO PER ASSUMERE BAGNINE MUSULMANE. L'abbigliamento tipico delle bagnine australiane, tuttavia, era d'ostacolo al piano di reclutamento della Surf Life Saving Australia nella comunità musulmana. Per le islamiche osservanti che indossano abiti tradizionali, non è pensabile lasciare scoperto il corpo su una spiaggia pubblica. La soluzione venne da Aheda Zanetti, che disegnò per prima il prototipo del futuro burkini. Zanetti, nel 2006, raccontò al Telegraph di aver impiegato un anno per convincere le donne musulmane di Sydney che il nuoto «non era peccato». Superato lo scoglio iniziale, però, le vendite hanno cominciato a salire, soprattutto grazie al passaparola. «Gli uomini musulmani comprano il costume per le mogli e le figlie, così tutta la famiglia può andare in spiaggia. Ma tra le mie clienti ci sono anche donne sovrappeso, oppure reduci da interventi chirurgici e ustioni. La modestia non si applica soltanto all'Islam», ha detto la stilista.

IL MARCHIO ARENA: «IN ITALIA VENDITE NULLE». Arena, fornitore ufficiale della Federazione italiana nuoto, è stato il primo marchio a lanciare il burkini anche in Italia, con il nome di Maysum Swim Cover-up. Cristina Cantoni, pr communication manager dell'azienda, contattata da Lettera43.it ha dichiarato: «I costumi integrali attualmente nella nostra gamma sono stati inseriti nel 2012 per far fronte a una specifica domanda dei mercati mediorientali, specialmente negli Emirati arabi uniti. In questi Paesi si concentrano le vendite, che rappresentano una quota marginale del fatturato. In generale in Europa, ma in particolare in Italia, le vendite sono nulle. Questo tipo di costumi non è fornito a nessuna federazione sportiva in nessun Paese. Arena non ha nessun interesse a schierarsi in polemiche di tipo politico o religioso. Operando in centinaia di Paesi diversi, l'azienda ritiene corretto rispettare in ogni circostanza le opinioni, il credo e i bisogni di tutti i propri consumatori».

MODA ISLAMICA, SETTORE IN ESPANSIONE. L'industria della moda musulmana, in ogni caso, è in piena espansione. Nel 2013 le donne islamiche hanno speso 235 miliardi di euro in vestiti e scarpe che rispettano le loro credenze. Una cifra che secondo Fortune è destinata a salire a 429 miliardi entro il 2019. (lettera 43.it)