Sversamento greggio in Liguria: rientra allarme a Genova, in mare solo chiazza
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Sversamento greggio in Liguria: rientra allarme a Genova, in mare solo chiazza

Italia
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Sette giorni sette: sette giorni per avere paura e temere il disastro ambientale, sette giorni per rimboccarsi le maniche e darsi da fare, sette giorni per far convergere nel mare tra Genova e Imperia imbarcazioni antinquinanti, supply vessel, idrovore, pilotine.

 

E alla fine, dopo sette giorni dalla rottura della condotta petrolifera gestita dalla Iplom che il 17 aprile ha sversato nel torrente Polcevera e nel rio Fegino 550 tonnellate di greggio, 50 delle quali finte in mare, dopo la paura di veder morire il mare e stroncare una stagione turistica promettente, alla fine è rimasta solo una piccola chiazza di sfilacciamento a 10 km al largo di Varazze. Lo stato di emergenza verrà ritirato probabilmente domani (oggi, ndr) su Genova, ma la paura piano piano svanisce. Non si può dire che sia finita: ci sarà da bonificare dal petrolio depositato negli alvei dei torrenti e dei rii, ci sarà da capire cosa sia veramente successo il 17 aprile, ci sarà da star vicini agli oltre 200 lavoratori della Iplom che verranno probabilmente messi in cassa integrazione fino a quando l'azienda non riaprirà i battenti, ma la Liguria tira un sospiro di sollievo.

 

E' un crono di buone notizie quello di oggi: iniziato dai risultati portati al tavolo operativo presieduto dal prefetto di Genova Fiamma Spena. Di prima mattina la Capitaneria di porto ha annullato l'emergenza locale nel Savonese, alle 13 era stato recuperato il 95% del materiale disperso in mare, 4500 metri cubi di acqua e petrolio. Alle 17 l'ammiraglio comandante la Capitaneria di Porto annuncia un "netto miglioramento" e infine con l'aggiornamento delle 19 la Guardia Costiera annuncia che il greggio finito a mare "è stato pressoché totalmente recuperato tranne una minima parte che si è dissolta sotto l'azione delle correnti che ne hanno disperso le residue iridescenze al largo". E' rimasta un'unica lieve chiazza iridescente a 10 km al largo di Varazze. Tolta quella sarà finita. Risolto il problema a mare, si deve pensare alla bonifica. Al termine del sopralluogo quotidiano alla foce del Polcevera, il governatore Toti ha detto che adesso sarà necessario capire "quali sono le dimensioni della fuoriuscita di greggio sul Fegino, dove certamente ci sono state delle infiltrazioni anche in profondità, e nel letto del Polcevera in modo tale da poter cominciare un lavoro di bonifica profonda. Sicuramente - ha spiegato - c'è una quantità di prodotto significativa sui fondali del Polcevera e del Fegino e ci saranno state infiltrazioni più in profondità. Occorrerà quindi verificare la falda e i terreni circostanti. Tutto questo però farà parte dell'intervento di bonifica che sarà avviato in coordinamento con il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, l'Ispra e con la nostra Arpal".

 

Poi c'è l'indagine della magistratura che dovrà appurare perché la pipeline gestita dalla Iplom si sia rotta: per vetustà della condotta, e quindi per mancanza di manutenzione? o perché è stata sottoposta a uno stress meccanico dovuto, per esempio, a lavori sul fondo? E' stato un errore umano? Una mancanza di manutenzione? La Liguria stavolta l'ha scampata: nessun paragone con il disastro della superpetroliera Haven che nel 1991 naufragò nel golfo di Genova, provocando la morte di 5 membri dell'equipaggio e la perdita di migliaia di tonnellate di petrolio. Però poteva essere un disastro enorme. Sette giorni di paura, sette giorni di lavoro, ma la Liguria adesso può tornare a respirare. (Ansa)