Renzi ascolta e tratta sul Quirinale, per il nome aspetta fino all'ultimo.
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Renzi ascolta e tratta sul Quirinale, per il nome aspetta fino all'ultimo.

Politica
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"Occorre utilizzare la tecnica dell'ascolto". E così sia. Matteo Renzi si è messo d'impegno per applicare il suo metodo per l'elezione del nuovo capo dello Stato. Così, stamattina, ha parlato in modo chiaro ai deputati e ai senatori del Pd riuniti in due diverse assemblee. Pochi, fondamentali, concetti. Primo, scheda bianca alle prime tre votazioni.

Secondo, il Pd farà un nome secco. Niente terne, rose, petali da sfogliare. Poi, franchezza assoluta: chi non ci sta lo dica apertamente, ha sollecitato il premier: "Difendo il diritto di dissenso". L'obiettivo, l'ha detto lui stesso, è quello di dare un nuovo inquilino al Colle già sabato. Fino ad allora si lavora di diplomazia. Domani, al Nazareno, partono gli incontri ufficiali con gli altri partiti. Inoltre, per 'stringere' ed evitare scherzi, ci potrà essere anche qualche incontro più riservato con Silvio Berlusconi e con Pier Luigi Bersani tra domani e mercoledì. Renzi, nel pomeriggio, ha anche approfittato di un giro alla Camera per invitare pubblicamente i grillini: "Se volete venire al Nazareno, noi ci siamo", ha detto a Giulia Sarti e Alfonso Bonafede.

Di buon'ora, invece, a palazzo Chigi il premier aveva visto Angelino Alfano (che continua a spingere per Pier Ferdinando Casini). Questo significa che sul nome buono ancora qualche tassello deve andare al suo posto. Luca Lotti, al riparo dai riflettori, sta andando avanti con la verifica delle chanches di un 'pacchetto' di papabili. Stamattina Lorenzo Guerini ha spiegato che il Pd farà il suo nome "prima di sabato". Ma le carte potrebbero restare coperte davvero fino alla fine, venerdì sera o sabato mattina.

"Farlo prima può essere molto rischioso", ragionava in Transatlantico un dirigente dem. Quindi anche l'assemblea dei grandi elettori di giovedì potrebbe andare 'in bianco' o potrebbe anche slittare. Comunque sul candidato avanzato da Renzi non ci sarà alcun voto del Pd. Lo ha chiarito lo stesso premier in assemblea oggi, quando alcuni (come Marilena Fabbri) proponevano di votare e poi "bruciare le schede" per garantire segretezza. Fulminante, e ironica, la replica di Renzi: "Una cosa del genere succede solo per il Concistoro e in alcune primarie regionali...".

Ad assicurare i suoi tempi alla trattativa, comunque, c'è anche la decisione di votare bianca ai primi tre giri. Scelta che porta alcuni rischi, compreso quello di vedere salire un candidato 'scomodo' per Renzi (Prodi, per esempio). Per questo con alcuni gruppi domani si potrebbe ragionare su una sorta di rete di protezione, la convergenza su un nome non fatto dal Pd capace di raccogliere un po' di voti e stoppare altri nomi. Altro rischio, i malumori sui nomi catapultati all'ultimo.

"Renzi non può pensare di farci sapere alla fine via Sms chi votare", mugugnava qualche deputato oggi. Ma il premier è sicuro. Punta molto sullo 'strike' per sabato, tanto che i grandi elettori sono stati avvisati che potrebbero esserci due votazioni in un giorno. Se non sarà la prima, sarà la seconda. Sul fronte totonomi, oggi sono risalite le quotazioni di Anna Finocchiaro. Tengono anche Sergio Mattarella, così come Giuliano Amato oltre a Pier Ferdinando Casini. Ma restano in piedi le opzioni Casini e Graziano Delrio, così come quella di Pier Carlo Padoan.