In autunno le ore di luce diminuiscono, l’umidità aumenta, la temperatura si abbassa...e molte sono le persone che potranno avvertire malesseri condizionati dal cambio di stagione (difficoltà digestiva, mal di testa, senso di pesantezza, transito intestinale irregolare, dolori articolari/muscolari, svogliatezza, sonnolenza...)
Ma…cosa si verifica nel nostro corpo ?
Ricordiamo che, per moltissimi anni, l’uomo ha vissuto a stretto contatto con la natura sviluppando ghiandole e sistemi ormonali reagenti alla quantità di luce. La ghiandola pineale (detta anche epifisi) produce melatonina, ormone che regola il ritmo circadiano sonno-veglia, la cui concentrazione aumenta nel sangue poco dopo la comparsa dell’oscurità.
Nel regno animale in primavera (stagione in cui le ore di luce aumentano), la pineale attiva una specifica cascata ormonale che annuncia agli animali essere sopraggiunta la stagione dell’accoppiamento riaccendendo le pulsioni sessuali; in autunno la concentrazione di melatonina gradatamente aumenta segnalando ai volatili che è l’ora di migrare; in inverno le ore di luce diminuiscono e la pineale segnala agli animali che è tempo di cercare riparo e di entrare in letargo; … man mano che le giornate inizieranno ad allungarsi, la pineale li sveglierà dal sonno invernale.
Con l’arrivo dell’autunno, diminuendo le ore di luce, l’organismo produce più melatonina e meno serotonina (nota anche come ormone “del buon umore”). La serotonina, come tutti i mediatori chimici, agisce interagendo con vari e specifici recettori, nello specifico “regola” l’appetito, l’umore, la sincronizzazione del ritmo sonna-veglia… quindi se aumenta la svogliatezza, il desiderio di mangiare, dormire e cala il tono dell’umore … non c’è da preoccuparsi! L’organismo si sta semplicemente adattando alla minore quantità di luce e secerne meno serotonina e più melatonina. Motivo per cui, in autunno, per bilanciare la concentrazione ti tali ormoni, si consiglia di esporsi il più possibile ai raggi solari e di preferire gli alimenti che stimolano la produzione di serotonina. In tal caso, i cibi interessati sono:
- pseudo-cereali (grano saraceno, amaranto, quinoa)
- cereali integrali (farro, avena, frumento, segale, mais, miglio, riso) ricchi sia di sali minerali, fibre, proteine, che di triptofano (precursore della serotonina). Data la complessità e la sottovalutata difficoltà digestiva del glutine, tra l’altro conclamata da un numero sempre più crescente di persone, traducibile in stati infiammatori che la medicina convenzionale, troppo spesso non prende in seria considerazione, consigliamo di consumare i cereali che lo contengono con moderazione, preferendo i cereali/pseudo-cereali che ne sono privi (miglio, riso, mais, grano saraceno, amaranto, quinoa). Tale accortezza sarà di giovamento per l’intero organismo!
Altri alimenti che possono vantare della presenza di triptofano (precursore della serotonina) sono:
- ortaggi, frutta, ricchi anche di vitamine A, C, E (potenti antiossidanti naturali),quindi, via libera a kiwi, cachi, cavoli, zucche, carote, agrumi (alimenti tipici della stagione autunnale!)
- legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli, lupini, soia…)
- semi oleaginosi (mandorle, noci, nocciole, anacardi, semi di zucca, girasole, lino, sesamo…) preziosa fonte anche di minerali quali calcio, ferro, potassio, magnesio, zinco, ma anche di acidi grassi polinsaturi essenziali: acido linoleico (omega 6) e linolenico (omega 3), definiti essenziali perché come alcuni aminoacidi (compreso il triptofano) il nostro organismo non è in grado di “fornire”, quindi devono essere assunti tramite gli alimenti. L’importanza di questi acidi grassi è legata al fatto che sono i precursori di sostanze chimiche che regolano numerose funzioni organiche, tra cui la pressione sanguigna, la viscosità del sangue, le risposte immunitarie e infiammatorie.
Come si può notare la natura, attraverso il cibo, per ogni stagione, fornisce i nutrienti specifici di cui il nostro fisico necessita!
Sottolineiamo l’importanza di consumare gli alimenti sopra citati, anche, per la ricchezza in magnesio, minerale la cui presenza è indispensabile poiché coinvolto in moltissime reazioni enzimatiche; attenzione però, la sua concentrazione può essere negativamente influenzata da fattori quali:
- lo stress, che richiede un alto dispendio di energia e attiva meccanismi fisiologici che comportano una ridistribuzione del magnesio all’interno dell’organismo, con una sua minore disponibilità per le funzioni fisiologiche;
- la mancanza di sonno;
- l’alimentazione scorretta;
- l’abuso di farmaci.
Il magnesio è un minerale preziosissimo, è una vera e propria risorsa per il benessere; infatti, per le sue numerosissime funzioni (aumentare la resistenza allo stress, stimolare sonno e buonumore, favorire la sintesi di serotonina, favorire il rilassamento sia fisico che psichico…) è importante sia integrato a partire dall’alimentazione; inoltre, in qualità di minerale basico, consente, anche, di liberare l’organismo dalle scorie metaboliche (scarti acidi) che pericolosamente acidificano il terreno organico, minando lo stato di salute!. Le cause dell’acidificazione sono riconducibili sia ai processi fisiologici che coinvolgono quotidianamente l’organismo, sia al consumo di alcune categorie di alimenti (carne e derivati; uova, latte e derivati; zuccheri raffinati; cereali e derivati raffinati; bibite gassate; caffè, the, alcolici); sia allo scorretto stile di vita (stress; farmaci; eccessivo affaticamento fisico), che, modificando il pH del sangue, sono complici di fenomeni infiammatori creando le basi per l’instaurarsi di patologie croniche.
Per di più, i cibi dell’alimentazione moderna, sempre più sottoposti a lunghe lavorazioni industriali che trasformano e impoveriscono la materia prima, si stanno rivelando inadeguati a fornire all’organismo le giuste quantità di magnesio, infatti, i fattori che depauperano la nostra dieta di questo prezioso minerale sono:
- smisurato trattamento dei terreni con fertilizzanti chimici e trascurata rotazione delle colture
- processo di raffinazione (l’esempio più classico è rappresentato dalla “brillatura” dei cereali che prevede l’eliminazione della crusca, l’involucro fibroso che riveste i semi e nel quale è presente la maggior concentrazione di magnesio)
- temperature elevate e tempi di cottura prolungati provocano una perdita di magnesio che può arrivare al 60-75% del totale. Si tenga in considerazione che nell’acqua di cottura delle verdure si deposita la maggiore parte di questo minerale, pertanto, può essere utilizzata per la preparazione di brodi, salse e per ammollare i legumi.
Entrando nello specifico, tra gli alimenti che sono una vera e propria miniera di magnesio, spiccano le mandorle (100g ne forniscono 280mg circa, se ne consiglia un consumo di 30g al giorno); semi di zucca (100g ne contengono 590mg circa; se ne consiglia il consumo quotidiano in abbinamento ai semi di girasole, lino, sesamo, nelle insalate e nelle zuppe); legumi (i fagioli, tra tutti i legumi, hanno la maggiore concentrazione di magnesio); tra i cereali il miglior “fornitore” di magnesio è il grano saraceno (pseudo-cereale), ma anche quinoa (pseudo-cereale) e miglio si difendono molto bene!; tra le verdure sono da preferire quelle a foglia verde, colore determinato dalla presenza della clorofilla (la cui formula chimica è molto simile a quella dell’emoglobina, tanto che spesso viene definita “sangue verde”, l’unica differenza è che se nell’emoglobina c’è ferro, nella clorofilla c’è magnesio)!.
Tornando all’autunno, (stagione transitoria che segna il passaggio dal caldo al freddo là dove anche l’umidità aumenta) le persone che percepiranno l’acutizzarsi dei sintomi saranno proprio coloro che soffrono di reumatismi, artrosi e artriti, ma anche, coloro che hanno subito lussazioni, fratture, contratture, contusioni.
Sono ancora troppe poche le persone che danno il giusto peso/importanza all’alimentazione e sono ancora meno gli individui consapevoli che alcuni alimenti agiscono nel nostro corpo con un meccanismo “pro-infiammatorio”, contribuendo non solo ad innescare, ma anche a peggiorare la sintomatologia dolorosa-infiammatoria che caratterizza tali problematiche.
In un approccio naturale, volto anche alla risoluzione delle problematiche osteo-articolari, il cibo ha un ruolo basilare, dunque, per perseguire uno stato di salute a lungo termine raccomandiamo di evitare i prodotti di origine animale e di integrare la dieta con cibi integrali, pseudo-cereali (quinoa, amaramto, grano saraceno), semi oleaginosi (noci, nocciole, mandorle, semi di lino, zucca, sesamo, girasole…) e oli vegetali (olio di oliva, di semi di canapa, di lino, di zucca….) ricchi in acidi grassi polinsaturi dalla comprovata capacità antinfiammatoria. Tali alimenti sono anche ricchi di magnesio, che per l’azione miorilassante, riequilibrante, rimineralizzante, e per le numerosissime altre funzioni, di cui abbiamo già parlato.
Dott. Francesco Garritano (biologo nutrizionista) Direttore Scientifico rubrica NUTRIZIONE info tel. 347-2481194 - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. |