La fine dell'Ottocento con i numerosi progressi scientifici che si ripercuotono ottimisticamente nella civiltà europea, si connota di un nuovo approccio alla natura dell'uomo.
Le teorie darwiniane sulla selezione della specie slanciano la ricerca verso quegli aspetti poco chiari della psiche umana, spianando la strada alla psicologia novecentesca di estrazione freudiana. Fino alla prima metà dell'Ottocento l'uomo era posto in relazione alla società che gli apparteneva. La definizione aristotelica di uomo come animale politico è perdurata nei secoli, radicandosi nella mentalità ottocentesca, pur con le dovute differenze. L'uomo dell'Ottocento è difatti un uomo impegnato perchè calato nel proprio tempo. Egli si confronta con esso senza smarrirne gli aspetti salienti. L'economia e la politica gli consentono un ruolo attivo all'interno della società di cui gli intellettuali del tempo saranno i timonieri, nonché i promulgatori con nuove idee e principi. Il galateo e le buone maniere della vecchia aristocrazia persistono nella nuova borghesia che va sempre più consolidandosi, riattualizzando i principi egemonici della precedente classe dirigente che matureranno e si organizzeranno nelle forme moderne di capitalismo.
Se da un lato si assiste a un processo elstico di apprendimento di usi e maniere della vecchia e sempre meno efficiente aristocrazia, dall'altro si sperimentano nuovi canali espressivi meno retorici, implementati dall'ingresso nella scena sociale della donna. Questa forma, seppur primitiva, di emancipazione femminile che vede la donna non più relegata a semplice ornamento di una società salottiera, aspetto questo ben evidenziato dalla narratrice inglese Jane Austen nelle sue opere principali Orgoglio e pregiudizio ed Emma, è un segnale importante di un cambiamento epocale rivolto allo studio dell'essere umano nelle sue più tenebrose e sorprendenti sfaccettature.
L'esistenzialismo di Nietzsche e la psicologia freudiana che indagherà sull'inconscio, inaugureranno un nuovo percorso di conoscenza dell'uomo, che si affermerà con la fine del Positivismo e l'avvento del Decadentismo e si riflettera' anche nel ritratto della donna dell'epoca sicuramente meno frivolo e al contrario più introspettivo, come rivela il romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj.