Solstizio di Inverno: storia di un appuntamento ricco di fascino, suggestioni e leggende
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Abbiamo 371 visitatori e nessun utente online

Annunci - il Centro Tirreno
home-1-ads-pct

Solstizio di Inverno: storia di un appuntamento ricco di fascino, suggestioni e leggende

Arte e Cultura
Typography

Osservato e studiato sin dalle più antiche popolazioni, il solstizio d’inverno si è caricato, da sempre, di significati simbolici. Dalla Persia Antica al Cristianesimo, ecco la storia di un fenomeno ricco di fascino e suggestioni

battaglia tra il vecchio dio Agrifoglio, re dell’anno calante, ed il giovane dio Quercia
battaglia tra il vecchio dio Agrifoglio, re dell’anno calante, ed il giovane dio Quercia

 

Il solstizio d’inverno è un fenomeno osservato e studiato sin dalle più antiche popolazioni, caricandosi, da sempre, di significati simbolici. Nella Persia Antica, ad esempio, era celebrato con inni della rinascita del mondo, trovando la sua più completa espressione ad Alessandria d’Egitto, nella grande festa del Natale di Horus.

SOLSTIZIO ISIDE Le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno, venivano portate in processione, di notte, per i campi, alla luce delle torce, mentre la folla rivolgeva una serie di invocazioni all’immagine (cd litanie di Iside) che, nella versione greca, sembravano concordare con le successive litanie alla Madonna. I Germani identificarono il periodo che andava dai 12 giorni precedenti il solstizio invernale al solstizio stesso, che rappresentava la rinascita della vita, con la festa di Yule, collegata al culto di Odino (Yule deriva dalla parola anglosassone “Yula”, “Ruota”, col significato di “Ruota dell’anno”. Tra il 21 e il 25 dicembre, quasi tutti i popoli dell’antichità celebrano la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali, alcuni di essi, oltretutto, nati in una grotta o da una Vergine. Ad esempio: nel Messico pre-colombiano nasce il dio Quetzalcoath, in Grecia il dio Dioniso, nonché Ercole e Adone. Il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, è festeggiato dalle genti del Nord, Zaratustra in Azerbaigian, Buddha, in Oriente, Krishna, in India, Scing-Shin in Cina. In Persia si celebra il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore, e a Babilonia vede la luce il dio Tammuz, unico figlio della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con un’aureola di dodici stelle intorno al capo.

DIO AGRIFOGLIO DIO QUERCIA Per la popolazione anglosassone il solstizio segnava l’inizio del nuovo anno. Famosa era la battaglia tra il vecchio dio Agrifoglio, re dell’anno calante, ed il giovane dio Quercia, simbolo della luce del nuovo anno. Il vecchio dio, simbolo dell’oscurità e della vecchiaia, viene simbolicamente ucciso ed il giovane prende il suo posto sul trono. Il solstizio invernale ispirò il “frammento 66” dell’opera di Eraclito di Efeso e fu allegoricamente cantato da Omero (Odissea 133, 137) e da Virgilio (VI Libro dell’Eneide). Chiamato dai Finnici “July” (tempesta di neve), dai russi “Karatciun”(giorno più corto), dagli scandinavi “Jul” (ruota solare” , dai gallo-celti “Alban Arthuan” (rinascita del dio Sole), viene anche detto “Luce di Artù” in quanto, secondo quanto sostenuto da alcune fonti, il mitico re Artù nacque nel giorno del solstizio d’inverno.

SATURNALIA 1 Nel mondo romano pagano, circa 2-3 secoli prima della nascita di Cristo, si celebravano i Saturnalia, che si svolgevano, approssimativamente, dalla metà sino al 25/27 dicembre, manifestandosi in termini di “disordine rituale temporaneo”, in vista di una solenne restaurazione ed esaltazione dell’ordine precedente. Durante i Saturnalia, ad esempio, gli schiavi diventavano padroni e tra loro veniva eletto un “re delle cerimonie”. Inoltre, ogni sera si banchettava, camuffandosi con maschere e travestimenti. Fu l’imperatore Aureliano, dopo la vittoria sulla regina Zenobia, a seguito del provvidenziale aiuto della città-stato di Emesa, dove era ampiamente diffuso il culto del dio Sol Invictus, a trasferire a Roma i sacerdoti di quella divinità, ufficializzandone il culto solare e consacrando sulle pendici del Quirinale un tempio al dio proprio il 25 dicembre dell’anno 274, che prese il nome di “dies natalis Solis Invicti” (giorno di nascita del Sole Invitto”.

SOL INVICTUS Così facendo, il dio-Sole divenne la principale divinità romana del periodo imperiale e lo stesso imperatore indossò una corona a raggi. L’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, seppur in diverse forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero. In tutto ciò pesò anche l’influenza dell’antica tradizione indo-iranica, attraverso il Mithraismo che, per un certo periodo, si disputò col Cristianesimo il dominio spirituale dell’Occidente. Anche l’imperatore Costantino fu, inizialmente, un cultore del Dio-Sole in qualità di Pontifex Maximus dei Romani. Egli raffigurò il Sol Invictus sulla monetazione ufficiale con l’iscrizione “ Soli invicto comiti” stabilendo, con un decreto del 321, che il primo giorno della settimana , il giorno del Sole (dies solis) dovesse essere dedicato al riposo. Abbracciata la fede cristiana, dopo il celebre edito del 313, nel 330 Costantino decretò per la prima volta il festeggiamento cristiano della Natività di Gesù che fu fatta coincidere con la festività della nascita del Sol Invictus. Nel 337, papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cristiana. La religione del Sol Invictus continuò ad essere fortemente sentita fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di Stato sarebbe stata il Cristianesimo di Nicea, bandendo ogni altro culto. Giustiniano, con la chiusura dell’ultimo tempio in onore di Iside in Egitto, nel 536, diede il definitivo via libera all’affermazione del Natale cristiano in tutto l’Impero romano. (Caterina Lenti - Meteo.it)