Accadde oggi: 22 luglio 2001, muore Indro Montanelli
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Abbiamo 594 visitatori e nessun utente online

Annunci - il Centro Tirreno
home-1-ads-pct

Accadde oggi: 22 luglio 2001, muore Indro Montanelli

Arte e Cultura
Typography

Si spegne a Milano Indro Montanelli. Giornalista e scrittore, una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano, nato a Fucecchio il 22 aprile del 1909, e’ considerato uno dei grandi intellettuali conservatori del Novecento.

 

Accadde oggi: 22 luglio 2001, muore Indro Montanelli
Accadde oggi: 22 luglio 2001, muore Indro Montanelli

 

Indro Montanelli è morto. Se ne è andato in silenzio dopo una lunga vita di bastian contrario, burbero e brontolone. Quasi come se fosse ancora in polemica con i mali e le ipocrisie di un secolo di cui è stato tra i più grandi testimoni. Il decano dei giornalisti italiani si è spento oggi pomeriggio a Milano. Aveva

92 anni: da tre settimane era ricoverato nella clinica "Madonnina" a causa di un malore. Mercoledì era stato sottoposto a un intervento chirurgico. Con esito positivo, avevano detto i medici, che avevano anche ipotizzato il suo ritorno a casa. Le sue condizioni però sono improvvisamente peggiorate. Fino alla crisi che oggi pomeriggio gli ha tolto la vita.

Con lui si chiude un capitolo enorme della storia del giornalismo italiano. È la storia di un cronista d'altri tempi, abituato sempre a confrontarsi con la realtà dei fatti. Ma anche di un opinionista capace di schierarsi e prendere posizione a dispetto dei luoghi comuni e delle ideologie. La sua vita professionale è infatti attraversata da numerosi strappi. Con il fascismo, dopo un reportage in Spagna nel '37, molto critico nei confronti del regime. Con il "Corriere della Sera", nel '76, in polemica con la linea "progressista" dell'allora direttore Piero Ottone. Con Silvio Berlusconi, suo ex editore, alla vigilia delle ultime elezioni politiche.

E proprio Berlusconi oggi ha voluto ricordarlo. "Scompare con Indro Montanelli un testimone del secolo", ha detto il premier alla notizia della sua scomparsa. Aggiungendo: "Piango l'amico con cui ho condiviso molte battaglie e al quale sono rimasto legato anche quando ha espresso dissenso dalle mie posizioni, con lo spirito di libertà che ha sempre animato il suo lavoro e che io ho sempre rispettato".

Indro Montanelli era nato a Fucecchio, tra Firenze e Pisa, il 22 aprile del 1909. Durante gli anni del fascismo, ma soprattutto nel dopoguera era diventato una delle firme italiane più lette, una delle voci più ascoltate.

Esplulso nel 1937 dall'albo dei giornalisti e costretto ad emigrare per i suoi pezzi sulla guerra civile spagnola, aveva cominciato a scrivere per il Corriere della sera l'anno successivo. Si era messo in mostra come corrispondente di guerra, in particolare durante il conflitto russo-finlandese del 1939-40. Nel 1944 era stato condannato a morte dai nazisti e rinchiuso nel carcere di san Vittore a Milano, poi graziato per intervento dell'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster poi beatificato da Wojtyla.

Nel dopoguerra si era affermato come il più brillante degli inviati italiani, smepre dalle colonne del quotidiano di via Solferino. Nel '74, dopo la rottura con il "Corriere della Sera", aveva deciso di fare tutto da solo, fondando il "Giornale Nuovo", quello che presto sarebbe stato conosciuto come "il Giornale" di Indro Montanelli. Una avventura durata fino al 1994. Dopo la "discesa in campo" di Berlusconi, e il tentativo di allineare il quotidiano alla linea del suo editore-politico, aveva ancora una volta sbattuto la porta.

Era subito ripartito però, fondando "La Voce". Una esperienza non felice: il giornale si scontrò subito con le difficoltà di un mercato editoriale sempre più competitivo, sempre più dipendente dalla pubblicità. Le difficoltà economiche presto fecero terra bruciata intorno alla sua creatura, che nell'aprile del 1995 (ad appena 13 mesi dalla nascita) fu costretta a uscire di scena.

Era ritornato a scrivere sulle colonne del "Corriere della Sera" come opinionista. Senza mai risparmiare la sua penna: con le armi della vis polemica e dell'ironia aveva osservato e commentato la difficile transizione italiana negli anni del centrosinistra. Anni che aveva in fin dei conti apprezzato, a dispetto della sua profonda cultura conservatrice. L'ultimo strappo risale alla recente campagna elettorale, quando a sorpresa aveva annunciato di voler votare Francesco Rutelli considerato il "male minore" rispetto alla destra di Berlusconi. (Repubblica.it)