Il nichel... un problema in crescita!
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Il nichel... un problema in crescita!

Nutrizione
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Un metallo particolare, presente in modo massiccio nei cibi, ma anche e soprattutto in oggetti che tutti noi tocchiamo quotidianamente o a volte presente in piccoli componenti che indossiamo come nei gioielli, nella bigiotteria o nei vestiti e cosi via

Il nichel... un problema in crescita!
Il nichel... un problema in crescita!

Capita spesso che, anche durante le mie visite nutrizionali, alcuni pazienti lamentino sintomi o disturbi che facilmente, possono trovare nell'infiammazione da nichel, la sua origine.

Se parliamo di un’allergia da contatto o per ingestione, non possiamo fare molto e le sue manifestazione sono generalmente molto visibili, ma se sospettiamo un’infiammazione da cibo, o meglio chiamata food sensitivity, il discorso cambia, e prima che sia troppo tardi, si può procedere alla cura.

Accantonando l’allergia la cui reazione la possiamo notare immediatamente, ma chi è intollerante può essere affetto da una sintomatologia fastidiosa simile a quella allergica, lieve o non manifestare alcunchè: ciò non toglie che la sua presenza possa comunque contribuire a rendere difficile il percorso di dimagrimento.

Per correttezza vanno citati i molti nutrizionisti convinti che l’irritazione possa essere un problema solo se è da contatto, non rilevante invece se è il cibo a creare problemi. Partendo però, dal presupposto che, se tale problematica è in continua crescita e che se da semplice “non tollerabilità” si sta arrivando molto spesso a diagnosi di allergia, probabilmente qualcosa è da rivedere.

Come dicevamo i sintomi di un’infiammazione da nichel sono vari: esenti o manifesti come: prurito, dermatiti, mal di testa, stanchezza, gonfiore addominale. Il mio modo di procedere è semplice, dopo aver appurato una infiammazione da cibo è compreso se il livello soglia di tollerabilità è stato raggiunto, il passo successivo è procedere con la rotazioni di tutti quei cibi la cui presenza di nichel è massicciamente rilevabile.

Se nelle leghe il nichel è facilmente rintracciabile, diverso è nel caso del cibo, la cui peculiarità non è solo nella sua rintracciabilità dell’uso di questo metallo, ma anche nei metodi di produzione, di coltivazione e di lavorazione degli alimenti stessi.

I test per definire il nostro stato infiammatorio possono essere convenzionali o non. I testi convenzionali sono test che cercano l’allergia, quelli non convenzionali cercano l’intolleranza o meglio chiamata food sensitivity. Se c’è un’allergia conclamata è inutile procedere al metodo non convenzionale, l’uno conferma l’altro, ma se questi non dovessero dare esiti certi l’altro metodo non è comunque da escludere. Il Recaller test è un ottimo test d’indagine, tramite un piccolo campione di sangue che analizza le citochine infiammatorie e le immunoglobuline G.

Riuscendo a far ruotare i cibi incriminati, si riesce con il tempo a far recuperare la tollerabilità. Ma quali i cibi a cui dobbiamo prestare maggior attenzione?

Sicuramente i cibi in scatola o in alimenti quali: pomodori, spinaci, asparagi, rabarbaro, funghi, cipolla, nel cacao, nel mais, nell'avena nei legumi, soprattutto lenticchie, nei kiwi, prugne, uva passa o pere. Incriminata la frutta secca tostata, il te, i cibi ricchi di grassi idrogenati, alcuni pesci come le aringhe. Esistono comunque delle tabelle con dei valori decrescenti in base alla quantità di nichel presente. Tuttavia ai fini del nostro recupero bastano i cibi con quantitativo maggiore a destare più preoccupazione e già limitando questi si può notare la differenza.

 

Francesco-Garritano

Dott. Francesco Garritano (biologo nutrizionista)

Direttore Scientifico rubrica NUTRIZIONE

info tel. 347-2481194 - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

https://www.facebook.com/francesco.garritano.71