Disastro Tianjin, almeno 112 morti. Aperta inchiesta su possibile negligenza
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Disastro Tianjin, almeno 112 morti. Aperta inchiesta su possibile negligenza

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Continua ad aggravarsi il bilancio del grave incidente di Tianjin, dove la scorsa settimana sono avvenute diverse esplosioni in un deposito di agenti chimici.

Secondo quanto hanno reso noto oggi le autorità, al momento si contano 112 morti ma sono ancora 85 le persone dichiarate disperse. Gli incendi sarebbero stati domati, secondo quanto riportano oggi i media cinesi, solo questa mattina. L'agenzia statale Xinhua parla di 722 persone rimaste ferite, una sessantina delle quali in modo grave. Oltre al numero, sempre più consistente, delle vittime, a preoccupare è anche la possibilità che i gas dispersi nell'aria dalle esplosioni e dagli incendi abbia provocato una nube tossica nella città portuale che si trova a 120 chilometri da Pechino. Anche se le autorità cinesi smentiscono categoricamente questa ipotesi.

Secondo quanto riportato dal sito Beijing News, volontari con i megafoni avrebbero chiesto ai residenti di lasciare l'area dell'incidente. La notizia è stata poi cancellata dal sito, con le autorità locali che hanno detto che si era trattato di un equivoco. Ma il capo dell'agenzia dell'ambiente locale ha dichiarato in un'intervista televisiva che due delle 17 stazioni di controllo vicine al luogo dell'incidente hanno registrato alti livelli di cianuro di idrogeno, altamente tossico, "per un breve periodo di tempo". Il premier cinese, Li Keqiang, si è recato in visita sul sito dell'incidente. La notizia è stata diffusa dall'agenzia ufficiale Nuova Cina che sottolinea anche come le squadre di soccorso abbiano iniziato a rimuovere le centinaia di tonnellate di cianuro che si trovavano nei depositi dove sono avvenute le esplosioni.

Il comandante militare della zona, Shi Luze, ha affermato in una conferenza stampa che "la maggioranza" dei fusti contenenti la sostanza altamente tossica non è stata toccata dalle esplosioni. Dopo l'incidente, avvenuto nella notte del 12 agosto, sono circolate su siti e social media molti allarmi sulla presenza di sostanze tossiche nell'aria. Ma le autorità cinesi hanno finora negato che vi sia un pericolo del genere. I procuratori della Corte Suprema cinese hanno avviato un'inchiesta per stabilire se pratiche illegali o negligenze siano all'origine del grave incidente. Stando a quanto riporta Xinhua, i procuratori intendono lavorare con le autorità e gli inquirenti locali per raccogliere prove di eventuali reati come abuso di potere o negligenza.

Al momento nessuno della ditta che possiede il deposito, la Ruihai International Logistics Company, e nessuno tra i funzionari cittadini sono stati considerati responsabili per l'incidente, sottolinea ancora l'agenzia ufficiale cinese. Le autorità cinesi di controllo delle comunicazioni su Internet hanno bloccato e chiuso decine di siti e centina di account sui social media che in questi giorni hanno pubblicato notizie su Tianjin. Secondo il giornale ufficiale China Daily, sono stati 50 i siti e 360 gli account sui social media colpiti dalla censura per aver diffuso notizie su presunti saccheggi e, in particolare, di una nube di gas tossici che si starebbe dirigendo verso Pechino.

Tra i post, rivelatisi falsi, che sono circolati maggiormente tra i social media un avviso dell'ambasciata americana a Pechino che invitava gli americani che si trovano nella capitale cinese a ripararsi con ombrelli e lavarsi accuratamente dopo essere usciti.