Francesca Chaouqui, chi è la commissaria del Papa finita in manette con l'accusa di essere un corvo
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Francesca Chaouqui, chi è la commissaria del Papa finita in manette con l'accusa di essere un corvo

Italia
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Francesca Immacolata Chaouqui, 32 anni, nasce in Calabria, a San Sosti (provincia di Cosenza), da madre italiana e padre francese di origini marocchine.

Francesca Chaouqui, chi è la commissaria del Papa finita in manette con l'accusa di essere un corvo
Francesca Chaouqui

Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università «Sapienza», inizia la sua carriera di «lobbista» guidando le pubbliche relazioni della Ernst & Young in Italia. Il grande salto però arriva nel 2013. Quando Papa Francesco la nomina alla Cosea, la Commissione per il riordino degli uffici economico-amministrativi, guidata dal monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda.

Il caso dei tweet Sposata dal 2004 con Corrado Lanino, informatico con una lunga esperienza di lavoro in Vaticano, negli ultimi mesi Chaouqui si è fatta conoscere per il suo tweet al vetriolo contro Benedetto XVI («È affetto da leucemia»), il cardinale Tarcisio Bertone («Corrotto») e l’ex ministro Giulio Tremonti («Gli hanno chiuso il conto allo Ior perché è gay»). Tweet che la donna non ha mai riconosciuto ufficialmente e che sono stati poi rimossi dal social network. Qualche tempo fa, per raccontare la sua Calabria, Chaouqui aveva scritto anche un lungo post al Corriere della Sera, pubblicato sul blog La 27esima Ora.

Contro i gay E poi, le simpatie per il movimento no gender guidato da Mario Adinolfi, e i numerosi post pubblicati sul social network contro le famiglie gay. L’ultimo è di qualche giorno fa. «Eccola qua una famiglia arcobaleno», ha scritto l’11 ottobre, pubblicando una foto di una famiglia omosessuale in un bar di Londra. «Noi cristiani diremo sempre no a tutto questo e anche se le leggi dello stato sovvertiranno il diritto naturale di ogni bambino di avere una madre e un padre, diremo di no, insegneremo ai nostri giovani che l’amore fecondo è di un uomo e una donna, che i figli sono doni e non diritti per soddisfare egoismi».

Dai gay «abominevole pseudo amore» In secondo post, pubblicato il 12 ottobre, Chaouqui approfondisce il suo pensiero: «Un mio collega aveva due figli, due maschi», racconta. «Poi trovò un compagno e andò a vivere con lui. «Vedeva i figli nel fine settimana con il compagno. Si tenevano per mano... Un giorno vennero a casa mia per un aperitivo, eravamo colleghi e amici, e decisero di portare i bambini. Io lo sguardo di dolore, rabbia, repulsione, sofferenza del grande davanti al padre che stringeva la mano del compagno sul mio divano non l’ho mai più dimenticata... Dissi al mio collega che forse dovevano farsi aiutare da qualcuno, e lui mi rispose che il figlio prima o poi avrebbe capito che amare era un suo diritto. Invece di capire il figlio smise di parlare ed io di frequentare quel collega e il suo compagno. È quello sguardo che vedo quando difendo e difenderò sempre i bambini dall’abominevole (si avete letto bene, abominevole) pseudo amore di chi vuole un figlio per egoismo». fonte corriere.it