SENTENZA OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: ERGASTOLO A BOSSETTI
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SENTENZA OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: ERGASTOLO A BOSSETTI

Italia
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Yara, sentenza al processo Bossetti: folla e code in tribunale

Dopo oltre 10 ore di camera di consiglio i giudici della corte d'Assise di Bergamo, ignorando l'appello dell'imputato a ripetere l'esame del Dna, hanno stabilito che il muratore di Mapello, che si è sempre dichiarato innocente, è l'assassino della tredicenne di Brembate di Sopra

SENTENZA OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: ERGASTOLO A BOSSETTI
SENTENZA OMICIDIO YARA GAMBIRASIO: ERGASTOLO A BOSSETTI

 

Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Dopo oltre 10 ore di camera di consiglio i giudici della corte d’Assise di Bergamo, ignorando l’appello dell’imputato a ripetere l’esame del Dna, hanno stabilito che il muratore di Mapello, che si è sempre dichiarato innocente, è l’assassino della tredicenne di Brembate di Sopra. La ragazzina sparì la sera del 26 novembre 2010 e il suo cadavere fu ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola. Morta di freddo, stabilì, l’autopsia dopo essere stata accoltellata.

Il processo a Bossetti era iniziato un anno fa, il 3 luglio del 2015, ed è durato 45 udienze. Il pm Letizia Ruggeri, che ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno, ha costruito la sua accusa sua una serie di indizi e su quella che viene considerata la prova regina ovvero il Dna dell’imputato trovato mescolato al materiale genetico della vittima sui leggins e sugli slip. La ripetizione sul materiale genetico sarebbe stato impossibile perché il campione non è più utilizzabile. Il cadavere della vittima fu esposto per tre mesi alle intemperie.

LA PROVA DEL DNA

Il gip che decise più volte che Massimo Bossetti dovesse rimanere in carcere, Ezia Maccora, aveva definita “ottima” la prova del Dna. Nel fascicolo processuale è la 31G20 ed il cuore della memoria depositata questa mattina dalla difesa. È attraverso questa che si è risalito prima a Ignoto 1,in seguito all’autista di autobus scomparso nel 1999, Giuseppe Guerinoni e alla madre di Bossetti, Ester Arzuffi (che ha sempre negato relazioni extraconiugali). La difesa contestava la mancata corrispondenza tra il Dna nucleare, attribuito a Bossetti, e quello mitocondriale nella traccia la cui appartenenza non è stato possibile stabilire, il giudice Maccora era stato tranciante e così l’accusa e parti civili nel corso del processo: “Quel che conta è il Dna nucleare, che, stando agli esami scientifici, è di Bossetti, e non quello mitocondriale”. Sul Dna è stata battaglia. I difensori di Bossetti e il loro consulente l’hanno definito “una mezza traccia” e “forse contaminata” durante i procedimenti di conservazione e di analisi. “Più anomalie che marcatori”, hanno detto Claudio Salvagni e Paolo Camporini. “Uno e perfetto”, ha risposto il pm. La Corte, dopo la conclusione del dibattimento, aveva respinto la richiesta in extremis di una perizia sul Dna perché “ogni ulteriore accertamento” appariva “superfluo” per la decisione.

L’ANALISI DELLE CELLE TELEFONICHE

Anche l’analisi delle celle telefoniche ha costituito un punto di forza per l’accusa. Il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara, l’ultima telefonata del muratore di Mapello è alle 17.45, orario compatibile con la sparizione della ragazza. Bossetti era quindi nella zona della palestra di Brembate di Sopra in cui Yara era andata per portare un impianto stereo per la ginnastica ritmica. Il suo telefono – sottolinea l’accusa – non genera traffico fino alle 7.34 del giorno dopo. Per la difesa, Bossetti era solito fare quella strada tornando dal lavoro. Il dato per i legali del muratore non è in alcun modo significativo.

LE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA

Secondo gli accertamenti del Ris e del Ros dei carabinieri, è quello di Bossetti il furgone bianco che viene immortalato sette volte nelle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona intorno alla palestra in orario compatibile con la scomparsa di Yara. Secondo il consulente della difesa, tacciato di “malafede e approssimazione” dal pm, quel furgone non è suo. Dalle accuse dei difensori di aver confezionato un video “tarocco” dei quelle immagini (era un video destinato alla stampa, quindi non aveva valore processuale) è scaturito un procedimento a carico di giornalisti su iniziativa del comandante del Ris Giampietro Lago.

LE FIBRE TESSILI SUL CORPO DI YARA

Sul corpo di Yara sono state trovate delle fibre “compatibili” con la tappezzeria dei sedili del furgone di Bossetti e delle sferette metalliche che portano a qualcuno che lavora “nel mondo dell’edilizia”. Dati insignificanti per la difesa, mente il pm ha più volte detto che tutti gli indizi vanno valutati nel loro insieme, quindi anche in relazione al Dna

LE BUGIE DI BOSSETTI E LE RICERCHE PORNOGRAFICHE

Ci sono poi le incongruenze nel racconto di Bossetti. Il muratore ha ipotizzato che quel 26 novembre dl 2010, dopo essere stato al lavoro, poteva essere andato dalla commercialista, poi da un meccanico, e a comperare le figurine per i figli come era solito fare tornando dal lavoro. Nessuno, però, quel giorno, ricorda di averlo visto e Bossetti ha dato una sua spiegazione: “Qui mentono tutti”. Nel corso del processo il pm ha evidenziato una serie di ricerche a sfondo pornografico trovate nei computer di casa di Bossetti, alcune riferite a tredicenni la stessa età di Yara quando morì. Ricerche che non significano nulla per la difesa, anche perché di molto successive alla sparizione della ragazza e delle quali la moglie di Bossetti, Marita Comi, si è in parte assunta la responsabilità. (fonte: ilfattoquotidiano.it)