Un anno esatto, 13 settembre 2017, e il Cio assegna le Olimpiadi 2024: Malagò e Montezemolo scelgono un luogo simbolo del degrado romano, lo stadio Flaminio, in condizioni pietose, anticipando l'idea Raggi
Due ore intense per spiegare i vantaggi per Roma e per l'Italia, discutere, controbattere e dimostrare ampia disponibilità (sin troppo) a rivedere il dossier. "Più di così non possiamo fare", dice Montezemolo. Ma gli avvocati del Coni sono già al lavoro (sono sempre al lavoro...): Malagò è pronto a chiedere 20 milioni di danno erariale alla sindaca se dice no. Il comitato promotore di Roma 2024 infatti è da tempo al lavoro, ha speso molto (pare oltre 10 milioni), ma tutto in virtù di una delibera comunale dello scorso anno, giunta Marino.
Se Raggi adesso fermasse la candidatura, spiegano i legali del Coni, ci sarebbe un danno erariale per "mancata continuità amministrativa" e la sindaca ne risponderebbe personalmente davanti alla Corte dei Conti. Raggi ha tre strade davanti: dire sì, la meno probabile purtroppo, e trattare sul Coni in merito al dossier. Firmare una lettera di disimpegno ma in questo caso sarebbe citata per danni. Terza ipotesi: convocare il consiglio comunale - la strada più istituzionale secondo i legali di Palazzo H - che con una delibera annulla quanto deciso la scorsa estate dall'amministrazione Marino. Ma in questo caso ad andare davanti alla magistratura contabile sarebbero tutti i consiglieri comunali (pare poco compatti), che risponderebbero personalmente di un danno di 300-500.000 euro ciascuno. Malagò è stato chiaro come sempre: "La sindaca si assume la responsabilità non solo politica ma anche di altra natura...". Ecco, appunto l'ipotesi di causa per danno erariale.
Il 7 ottobre ci vogliono le firme al Cio anche da parte del Comune: Malagò dice che se Raggi non si impegna, è tutto finito ("non vogliamo seguire altre strade", tipo quella del commissario ad acta). Ma non è detto sia così, "macché firma della sindaca...": il Coni può andare avanti lo stesso senza il Comune, almeno sino all'ispezione del Cio di febbraio. Nel frattempo, chissà, la giunta Raggi potrebbe anche cadere... Non si sa ancora intanto la data del famoso incontro sindaca-Malagò-Pancalli. Per il n.1 dello sport, "dal 20 noi siamo pronti": ma è probabile la data del 27. Si prende tempo, il più possibile. Questa la strategia: Raggi è circondata ma avrà la forza di dire no a Grillo? "Ho parlato con Bach (presidente Cio, ndr) e spera che Roma rimanga in lizza. Mi ha chiesto il motivo di questa avversione dei 5 Stelle per la candidatura e io ho gli ho detto la verità. E' dispiaciuto, ha molta simpatia per Roma, è un tedesco che ama la nostra città". Lo ha affermato il membro italiano del Cio, Franco Carraro, che conosce come pochi il mondo dello sport. "Io in questo momento vedo poche speranze, il 10%. Sperando che Grillo cambi idea". Poi, allargando il discorso alle altre candidate Los Angeles, Parigi e Budapest, dice: "Io credo che Budapest sia molto più indietro rispetto alle altre tre, che sono più o meno alla pari. I membri del Cio sono informati che siamo un po' "sospesi" per il fatto che Raggi non è favorevole. Noi votiamo esattamente tra un anno, c'è tanto tempo per cambiare in meglio o peggio".
Gli stadi (mezzi) vuoti: ma è un alibi dire che sono brutti e scomodi...
Siti (fantasma) hanno scoperto l'acqua calda, cioè che i nostri stadi sono mezzi vuoti, che il divario con i campionati che contano (Premier League, Bundesliga e Liga) aumenta. Hanno scoperto che i nostri stadi sono brutti e scomodi: ma erano brutti e scomodi anche quando la Lazio aveva 42.000 abbonati, il Milan addirittura 73.034 e la Roma 48.687. Adesso la Lazio di abbonati ne ha circa 4.000 (Lotito nel segno della trasparenza, non fornisce dati), il Milan 12.167 (record negativo dell'era Berlusconi) e la Roma 18.212. E' cambiato il modo di vivere il calcio: c'è la crisi economica e per una famiglia costa caro andare allo stadio, meglio la pay tv. La Juve è un esempio virtuoso (stadio sempre pieno), ma l'Udinese ha la Dacia Arena e fatica a trovare abbonati. Non c'è una ricetta che valga per tutti. Di sicuro, i risultati sportivi influenzano. Il Milan cinese non convince nessuno: ha tentato disperatamente di vendere Bacca questa estate, poi dopo la tripletta al Toro sembrava aver scoperto in casa un fenomeno. Non è così. Montella ha i suoi guai, il Milan sta smantellando, non riesce nemmeno a gestire la biglietteria e gli effetti della transizione ancora non si vedono. Galliani se ne andrà: saranno contenti certi ultrà. Ma per il Milan sarà un danno. Altro che bandiere, le squadre non si fanno (solo) con le bandiere. Ma coi giocatori e una dirigenza forte. Tocca di fare di nuovo l'esempio positivo della Juve...